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sabato 22 gennaio 2011

L’Italia di serie B.

Il vecchio burattinaio divorato dalle sue creature, cresciute nella
subcultura del mondo virtuale

Forse il 17 manterrà le promesse di sventura per uno e sarà per altri
numero magico. Tanti sono gli anni della minorenne e tanti ne sono
passati dall’inizio dell’era B. Le premesse del disastro risalgono al
decennio precedente. Mentre nel mondo occidentale si affermavano
le politiche neoliberiste da noi un disinvolto socialismo virato a destra
regalava a un solo soggetto il monopolio del sistema televisivo privato.
Dove finiscono i regali della politica si comprano le sentenze (Previti
condannato) e il megafono si ingrandisce con la carta stampata.
La forzatura della legge piegata all’interesse del singolo segna l’inizio
del lento smottamento. Non  solo il baratto economico, favori in cambio
di denaro, antico vizio nazionale. Un nuovo tipo di virus a incubazione
lenta attacca il paese, concessioni in cambio di controllo e manipolazione
dell’opinione pubblica. E’ un concime che prepara il terreno, un tumore
che cresce autoalimentandosi, lo smottamento diventa frana. Alcuni
(Marcuse, McLhuan) vedono più lontano degli altri, Pasolini disse
che la televisione è un mezzo antidemocratico.
Il burrattinaio qui è anche padrone del teatro, crea un mondo artificiale.
Il Trumam show per chi ci cresce insieme diventa realtà. Non importa chi
sei e che fai, solo esserci dentro. La magia bianca di Benigni con l’amore
trasformava un lager in un gioco. La magia nera cambia la vita in sogno
fasullo. Il risultato lo abbiamo sotto gli occhi. Arroganti guidatori di suv,
gente con il cell. on e il cervello off, genitori orogliosi del figlio prepotente,
ha carattere sarà un leader, madri che spingono le figlie a insultarsi nei
reality o direttamente tra le fauci del drago.
Poi appare una ragazza immigrata (potenza della globalizzazione) vive di
espedienti è ambiziosa. Vuole sfondare, sa che la sua arma è il corpo.
Dice a un’amica, hai visto Noemi, ci arriverò anch’io. Ruby arrestata per
furto, il nome vale la storia la realtà torna a essere più forte della finzione.
Tra i due un’affintà naturale (non diciamo elettiva) bugie e spregiudicatezza.
E’ lei la più forte, è giovane ha tutto da guadagnare, lui tutto da perdere.
Un passo falso, la telefonata in questura ed è l’inizio della fine. Il ganster
Al Capone fu preso per reati fiscali, per il nostro miliardario ci vuole la
buoncostume. La sconfitta non viene dai meccanismi della legalità
democratica (che non è stata in grado di fermarlo e su questo la politica
dovrebbe riflettere). Viene dal mondo dell’illegalità che è il suo.
Come in una brutta fiaba il protagonista è divorato dalle sue creature.
Prima Papi poi Bunga-bunga girls. Branco di povere ragazze,
vittime e carnefici, comparse di una tragicommedia senza trama,
cucinata con gli ingredienti di un film di serie B, sesso e denaro.
Il declino dell’uomo è segnato dal calante livello dei suoi difensori,
avvocati, parlamentari, giornalisti, veline, escort. Purtroppo la fine
di B. non sarà la fine dell’Italia di serie B. Per quello ci vorrà più tempo.

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