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sabato 14 gennaio 2012

Disastro annunciato… tragedia italiana…due parole sul naufragio della CSC Concordia.

Naturalmente prima di tutto dolore per le vittime e grande rispetto per chi lavora sul mare.
Poi attenzione a tutte le circostanze ancora non note, alle variabili spesso imponderabili, alla forza dell’’“effetto catena” (da un piccolo inconveniente parte una serie in crescendo) che i velisti conoscono bene.
Chi frequenta il Giglio (lo faccio da più di venti anni e ci lavoro l’estate) sa che le grosse navi crociera di Costa passano sempre davanti al porto. E’ una cerimonia di saluti che piace ai passeggeri e agli isolani, con suoni di sirene e in passato cortei di barche che andavano incontro al gigante del mare. Ho spesso assistito alla scena e fa impressione vedere un palazzo di venti piani che chiude l’orizzonte.
Di solito il passaggio avviene a qualche centinaio di metri dalla costa, distanza sicura se si considera che il fondale è di 70/90 metri, l’isola è una vetta di granito che spunta dalla superficie dell’acqua. Ma non tale se pensiamo che una nave di 290 metri larga 35 che naviga a 10/15 nodi ha una capacità di manovra limitata. E’ un po’ come se con la macchina si passasse a 100 all’ora a mezzo metro da un muro
La regola della navigazione impone tre miglia dal litorale. Se con la vostra barchetta vi avvicinate a una spiaggia rischiate una multa. Allora perché dato che tutti sapevano nessuno ha mai messo fine a questa abitudine. Né i dirigenti della Costa, né i responsabili delle Capitanerie di Porto. Parlo di dirigenti di alto livello dato che quelli dei piccoli uffici locali non hanno potere di fronte alle grandi compagnie di navigazione.
Come sempre in Italia non si rispettano le leggi e chi è tenuto a farle rispettare, davanti alle grandi infrazioni (non alle piccole), chiude non un occhio, ma tutti e due.

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