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lunedì 23 gennaio 2012

Voltaire e il trenino elettrico. Tragedia in cartolina, considerazioni sul mondo capovolto.

Parafrasando Voltaire si potrebbe dire che l’Isola del Giglio “era stata formata appositamente” perché Schettino ci andasse a sbattere. Durante il naufragio Giacomo l’anabattista cade in mare per salvare un brutale marinaio. Candido sta per gettarsi in suo aiuto, ma il filosofo Pangloss gli spiega "deduttivamente" che la baia di Lisbona esiste proprio per far affogare il buon Giacomo. “Viviamo nel migliore dei mondi possibili”.
Per spiegare il fatto assurdo del Giglio non servono ingegneri navali, forse psicologi.
I comandanti che conosco sono tutti piuttosto contenti di sé, autostima che cresce in modo direttamente proporzionale alle dimensioni della nave. Palombo, maestro dei passaggi ravvicinati, vive in una casa-museo dedicata a lui stesso e parla di sé in terza persona, come riporta il Corriere della Sera. Schettino amava la bella vita, Montecarlo, donne, cene di gala, un bicchiere di buon vino e qualche extra guadagnato grazie alla sua posizione. Mentre la nave affondava è andato in cabina si è cambiato, ha preso un po’ di cose tra cui il computer, poi è sceso a terra. Come fosse un passeggero non il comandante. Il suo avvicinamento all’isola più che una manovra da marinaio è stata la mossa di un ragazzetto che vuole fare il furbo col motorino. Ha puntato l’isola e all’ultimo momento alla velocità di 16 nodi ha accostato a dritta per passare davanti al porto. Facendo perno sul centro la nave lunga trecento metri, non proprio un giocattolo, ha urtato gli scogli con la poppa. Ha battuto con tanta violenza da spaccare un blocco di granito, una cosa mai vista. Anche con un gozzo chi va per mare avrebbe scapolato Giannutri, diretto verso il faro di Capelrosso sulla punta sud e poi sfilato accanto all’isola tenendosi a qualche centinaio di metri su una rotta parallela alla costa.
L’enorme nave sdraiata sulla punta pochi metri dalle case è uno spettacolo surreale e incredibile. Circondata dalla bellezza quasi finta del paesaggio gigliese ricorda il plastico del trenino elettrico dove un bimbo è appena scappato via abbandonando improvvisamente il gioco, lasciando la barchetta appoggiata di lato.

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